Szépművészet 4. (1943)

1943 / 12. szám - Német és olasz kivonat

BILDENDE KUNST * BELLE AR TI EUGEN KOPP—WILHELM BERTALAN: Hun­dertfünfzig Jahre der ungarischen Graphik. I. Die Bildergalerie der Stadt Budapest feiert dieses Jahr ihr zehnjähriges Bestehen. Diese Jahreswende begeht die Bil­dergalerie mit ihrer „Hundertfünfzig Jahre der ungarischen Graphik“ betitelten Ausstellung. Das Sammeln der Kunster­gebnisse aus jener Epoche bildete in diesen zehn Jahren die wichtigste Aufgabe der Bildergalerie. Besonders aus den ersten Jahrzehnten dieser hundertfünfzig Jahre waren uns sozusagen nur Namen bekannt, hinter die sich nunmehr infolge der Sammeltätigkeit der Bildergalerie mehr oder weniger reichhaltige Werke reihen. — II. Die Ausstellung beginnt mit einigen Werken aus dem 18. Jahrhundert, von denen die Fäden der Entwicklung in die folgenden Jahrhunderte hinüberführen. Ein reiches Material vertritt die erste Hälfte des 19. Jahrhunderts, mit deren Sammlung die Hauptstädtische Bildergalerie hervorragende Erfolge erzielte. Auch die Künstler aus der zweiten Hälfte des Jahrhunderts werden durch die Sammlung der Galerie um viele neue Charakterzüge bereichert, was durch die Aus­stellung gut zur Geltung kommt. Die Werke vom Ende des vorigen und zu Beginn des jetzigen Jahrhunderts, sowie die Graphik von heute bilden ein ausgezeichnet zusammen­gestelltes Material aus der reichen Ernte. PAUL VOIT: Alte ungarische Heime. Das stolze, berittene Nomadenvolk verwendete auch in der neuen Heimat noch lange Zeit hindurch seine prunkhaften Zelte. Doch, konnte es sich bereits auf Denkmäler der Interieurkunst von so vollkommener Schönheit berufen, wie das im 12. Jahrhundert erbaute königliche Heim in Esztergom. Die Königin der ungarischen gotischen Ritterburgen, das Schloss Vajdahunyad, wurde nach französischen Vorbildern erbaut, während die durch Matthias Corvinus nach Ungarn verpflanzten Renaissance-Schlossinterieureden italienischen Geist verkünden. Im 17. Jahrhundert ist neben dem italienischen Einfluss auch der Wunsch, das flämische Heim nachzuahmen, sehr rege. Zwischen den 16 —18. Jahrhunderten leben infolge der Beziehungen zum osmanischen Türkentum die althergebrachten, orientalischen Gewohnheiten der Hei­manordnung wieder auf. Während die Barock- und Rokoko- Schlossinterieure wieder die getreuen Spiegelbilder des fran­zösischen Geschmackes sind, ist das ungarische Heim im Zeitalter des Klassizismus hinsichtlich seines Möbelstils stark gegliedert. Aus all diesen westlichen und östlichen Ein­flüssen gestaltete das alte ungarische Heim seine arteigene Form aus. DIONYS RADOCSAY: Erinnerung an Stephan Nagy. Nur wenige kannten die Kunst von Stephan Nagy zu seinen Lebzeiten, obwohl sie mit den hervorragendsten ungarischen Meistern wetteifern kann. Er wurde 1873 in Csikmindszent geboren und starb 1937 in Baja. Er erwarb 1898 in Buda­pest das Zeichenlehrerdiplom. Danach ging er nach München, wo er Schüler von Lenbach und Herterich war, 1900 suchte er Paris auf, um sich von dort in das siebenbürgische Csik- Gebirge zuiückzuziehen und dort zu arbeiten. Sein Leben war von nun an eine ewige Wanderung, ein wahres Noma­dendasein, das er voll und ganz seiner Kunst widmete. Seine Kunst besteht aus einfachen Sätzen. EUGENIO KOPP—GUGLIELMO BERTALAN: Centocinquant’anni delle arti grafiche ungheresi I. La Galleria Municipale di Budapest festeggia quest’anno la decima ricorrenza della sua fondazione, con l'esposizione intitolata „Centocinquant'anni delle arti grafiche ungheresi“. II periodo in questione rappresenta i tempi eroici dell'arte ungherese in cui si rimediava alle manchevolezze dell'evoluzione interrotta dalia catastrofe di Mohács. Specie riguardo ai primi decenni dei centocinquant'anni in parola si conoscevano quasi esclu­­sivamente dei nomi soltanto, i quali vengono ora ad indicare, grazié alia collezione della Galleria, opere piü o meno rieche. — II. La mostra conincia con la presentazione di alcune opere del secolo XVIII ehe preparano gli sviluppi dei secolo successivo. Un ricco materiale rappressenta la prima metá del secolo XIX. La raccolta di esso costituisce un risultato note­­vole della Galleria. La raccolta arrichiesce di segni nuovi anche la figura degli artisti della seconda metá del secolo. La produzione grafica della fine del passato secolo e del principio del secolo corrente, nonché quella presente sono rappresentate da una felice scelta fatta nella ricca messe delle arti grafiche ungheresi. PAOLO VOIT: Interni dell'antica casa ungherese. II fiero popolo di cavalieri nomadi continuava ad abitare per molto tempo, anche dopo il suo stbilimento nella nuova patria, le sue magnifiche tende. Nello stesso peró essi potevano vantare giá monumenti di cosl perfetta bellezza qual era la Reggia a Strigonio nel secolo XII. II piü bell'esempio di castello gotico ungherese, queho di Vajdahunyad, venne costruito su modelli francesi. Invece l'interno dei palazzi rinascimentali trapiantati in Ungheria dallTtalia da Mattia Corvino, esprimono le eleganti forme del Quattrocento italiano. Nel secolo XVII, öltre all'influsso italiano, si imitavano molto anche gli interni fiamminghi. Fra i secoli XVI—XVIII, in conseguenza della dominizione turca, riappaiono le antiche tradizioni orientali deU'arredamento della casa ungherese. Gli interni in istile barocco o roccocó sono di nuovo specchi fedeli della moda francesie. Nel periodo del classicismo i mobili non seguono lo stile „biedermeier“ Viennese, anzi, öltre alle forme dello stile „impero“ francese si presentano quelle piü puritáné deir„impero“ inglese, insieme con l'„impero“ italiano che aveva preferenze per le forme classiche. Di tutte queste influ­­enze occidentali e orientali, l'antica casa ungherese si era formata uno stile zroprio. DIONIGI RADOCSAY: Commemorazione di Stefano Nagy. 1873—1937. L'arte di Stefano Nagy era conosciuta in vita sua da pochi intenditori, benché essa potesse gareggiare con i migliori maestri ungheresi. II Nagy studio a Budapest e a Monaco. Nel 1900 andó a Parigi Lasciata la metropoli francese si ritiró fra i monti transilvani, per vivervi in una laboriosa solitudine. Sapeva dire moltissimo, anzi ogni cosa, con i mezzi piü semplici. Era un pittore impeccabile che si era creato un mondo in primo luogo di colori che rirnan­­gono colori anche se no sceglie soltanto due: il nero e il bianco. Di rado lavorava ad olio, d'ordinario preferiva il carboncino e il pastello. Passava gli ultimi anni della sua vita a Baja. Su questo periodo gettano una luce rivelatrice le lettere indirizzategli dal suo amico, il pittore Giovanni Tornyai, pubblicate dall'Autore in base al lascito dell'artista. A szerkesztésért és kiadásért felelős: Xiariay Ödön dr. — 43.070. — Kir. Magyar Egyetemi Nyomda. Budapest. (F.: Thier ing Richárd.)

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