XXXI. Biennale Venezia (Venezia, 1962)

nali ricordi di Spagna nella sfera dei simboli. Nelle sue sessanta composizioni per Cervantes Martyn ha creato i capolavori delle illustrazioni ungheresi della letteratura mondiale. Un maestro anziano della spéciale ceramica ungherese è popolare nazionale per giungere oggi ad una stilizzazionc delle forme naturali che esprime in ritmi eterni la realtà moderna. Le brillanti figure destinate all’aperto e i freschi lavori plastici che richiamano 1 intimità della casa intendono tutte servire la cultura della città e della casa e l’ottimismo della nostra vita quotidiana. Di questi quattro maestri di vasta operosità, Kmetty, Bernáth e Gádor sono titolari del Premio Kossuth dello Stato ungherese, e Martyn è assegnatario del Premio Munkácsy. La generazione di mezzo degli artisti ungheresi è rappresentata quest’anno dallo scultore Nel campo della scultura monumentale Somogyi ha dato prova, con la figura dell’operaio metallurgico, di una concezione di valore universale nella rappresentazione della figura dell’ope­raio moderno. Kurucz traduce la narrazione della vita antica e moderna dei contadini nelle proporzioni dell’affresco murale, rivelandosi degno interprete della poesia di colorito partico­­lare ehe émana dai paesaggi della Grande Pianura ungherese. Somogyi è Premio Kossuth, Kurucz Premio Munkácsy. Una scelta collezione di acquarelli di tre giovani pittori com­pléta l’esposizione del padiglione ungherese. ÁN GÁDOR che modella con fantasia giovanile e produce con meravigliosa abbondanza, insieme ai suoi vasi e piatti riccamente colorati, anche opere plastiche. Già membra del WienerWerkstätte, segui­­va in Ungheria, negli anni 20, l’indrizzo dell’espressionismo primitivo. Nel corso della sua evoluzione artistica attingeva sempre più risolutamente alla ricca fonte dei motivi dell’arte JÓZSEF SOMOGYI e dal pittore ISTVÁN D. KURUCZ LÁSZLÓ RIDOVICS IGNÁC KOKAS SÁNDOR VECSÉSI hanno tradotto sulla carta le impressioni multicolori di pae­saggi della terra natale e straniera alternando sempre la misura della trasposizione artistica della realtà naturale. Essi si schie­­rano sempre più decisamente per una sintesi moderna della composizione costruttiva con l’armonia poetica dei colori. Concludiamo ritenendo di avéré ormai esaurito la prima delle due finalità accennate all’inizio. Quanto alla seconda, possiamo render conto quest’anno di iniziative sempre più varie. Dopo i maestri presentati negli ultimi anni nel padiglione unghe­ rese : i pittori Márffy, Egry, Kmetty, Szőnyi, Czóbel, Bernáth, Derkovits, Hincz, Domanovszky, Szentiványi e gli scultori Béni Ferenczy, Medgyessy, Mikus, Kerényi, Somogyi, Margit Kovács, Gádor, — nelle prossime Biennali potremo dedicarci sempre più risolutamente alla presentazione dell’opera degl'i artisti giovani. LODOVICO VAYER XXXI BIENNALE VENEZIA 1962 - UNGHERIA. TESTO : PROF. L. VAYER COMMISSARIO DELLA SEZIONE. PRESENTAZIONE GRAFICA : L. KATONA. FOTOGRAFIE : K. KOFFÁN, K. KÓNYA, I. PETRÁS, I. ZILAHY Kossuth Nyomda, Budapest — F. v.: Lengyel Lajos

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