Adriano Digiacomo (Milano, 1993)

COS E' UNA CITTA' Mi chiedo cos'è una città. Cos'è una città, mi si chiede. Molti me lo chiedono. Molti di pi ù hanno smesso di chiedermelo, e anche di chiederselo, suppongo. Una città, già. Cos'è una città - imbarazzante dirlo, dirselo, oggi: quest'oggi, appunto, ehe non è il presente del suo domani e il dopo del suo passato, ma semplicemente una fotocopia di qualcosa su cui è caduta molta pioggia radioattiva, molto pulviscolo acido, molta incuria e un po' di indifferenza più del lecito. Mi chiedo ancora, testardemente, ingenuamente, cos'è una città. Mi telefonó, mi convoco per una tavola rotonda in solitario. Mi pongo questa banalissima domanda muta. Una città, già. Beh, vediamo un po', via, cos'è oggi una città. Un fortilizio intégra, una sérié di fortilizi tarlati, un alveare bruciato, un volto sfregiato, una folia di volti col cerone, un manichino immortale, un volto, un fortilizio, un alveare, uno specchio, un'ombra di se stessa proiettata sul muro da una catena di esplosioni postatomiche, da cariche inquantificabili di miliardi di megatoni di idiozia, di noia gasata, di furbizia televisiva alimentata a gettoni milionari. Cos'è una città. Magari è questo, e anche peggio di questo. Peggio di se stessa. Eppure una città, se è una città, è una voce con molti suoni ehe fanno un'altra voce compatta, plurale, densa, fantasiosa, vera e inafferrabile. Questa, mi dico, è una città. Una città è una flotta in viaggio dentro se stessa, nel suo mare di pietra, d'aria, di gente ehe cerca la sua città individuale nel corpo della città di tutti, e se la disegna addosso come un tatuaggio indelebile, ehe cambia a ogni stagione e è sempre identico malgrado ogni mutamento del sangue delle cellule dei sogni. Questo - mi chiedo - è una città? E mi rispondo: è questo e qualcosa di più, qualcosa d'altro ehe forse una poesia corne la presente, seritta in una delle infinite lingue della città, puo aiutarmi a capire, chissà quando, e corne, e dove, in una piazza o in una casa di questa città, in un mercato, un cinema, un museo, una riunione di persone ehe si chiedono ancora, ancora, disperatamente, cos'è una città, e vanno a dormire per non dimenticare, per non far finta ehe una città sia questo non luogo a procédera dove tutte le facce si somigliano e la città è scomparsa. Mario LUNETTAsettembre 1993

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